Collegarsi alla piattaforma Sky senza avere l’apposita card integra il reato previsto dall’articolo 171-octies della legge 633/1941. La Corte con la sentenza n. 46443/2017, ha chiarito che la condotta è quella di decodificazione a uso privato di programmi televisivi ad accesso condizionato.
Confermato il giudizio d’appello. I Supremi giudici hanno così pienamente confermato il giudizio d’appello che aveva condannato a quattro mesi di reclusione e a 2000 euro di multa un soggetto che aveva installato un apparecchio con decoder regolarmente alimentato alla rete Lan domestica e internet collegato alla tv e connessione all’impianto satellitare, rendendo così visibili i canali televisivi del gruppo Sky. In questo modo, si legge nella decisione, sono state eluse le misure tecnologiche destinate a impedire l’accesso indiscriminato. A nulla sono servite le giustificazioni avanzate dall’indagato e cioè di aver acquistato i codici di decodifica sul web. In definitiva va censurato l’operato dello spettatore senza scrupoli evidenziando la finalità fraudolenta nel mancato pagamento del canone applicato agli utenti per poter vedere i programmi.
Depenalizzazione a fasi alterne. La Corte, infine, ha anche ricordato che il reato previsto dall’articolo 171-octies della legge 633/41 che sanziona chi ai fini fraudolenti «produce, pone in vendita, importa, utilizza per uso privato, apparati o parti di apparati atti alla decodificazione di trasmissione audiovisive». La norma, prima depenalizzata dal Dlgs 373/2000, successivamente ha riacquistato la natura penale a seguito delle modifiche apportate dall’articolo 1 della legge 7 febbraio 2003 n. 22, con la previsione per l’appunto anche delle sanzioni penali e delle altre misure accessorie ex articoli 171-bis e 171-octies della legge 633/1941.
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